Ballerina

Capelli legati in una specie di cipolla ma bassa e spettinata.
Lo sguardo cade nello specchio,
è risucchiato al suo interno dalle pupille, nere come la pece,
nere come il mascara che colora le occhiaie ora salate.
In mia difesa e protezione una felpa verde vivace più grande di me.
L’espressione di chi vince pur perdendo sempre.
Il viso corrucciato: sopracciglia in tensione, bocca imbronciata, schiena dritta, ma corpo senza vitalità…
Mi vedo incredibilmente bella ed orribile allo stesso tempo.
c’è qualcosa in quella rabbia che non si lascia celare…
Fissa negli occhi non vedo nessuna paura,
ma abbassando leggermente lo sguardo tra occhi e naso
mi è chiaro, che colei che non si lascia intimidire ha delle debolezze.
È la quiete dopo la tempesta, quando le lacrime hanno lacerato le guance,
solcato i tessuti, la pelle, il parquet, il tulle…
È pioggia che vedo fuori
e che apro la finestra per sentir sgocciolare fino a che penso che è la fine del temporale,
quell’attimo dopo, che le ultime gocce rallentano e ne resta un cielo bianco e vuoto come il mare quando è l’alba.
Come una ballerina dopo gli applausi
si sente triste a pensare che forse, forse potrà anche essere più del meglio, ma nulla sarà mai abbastanza.

~Parole come matite

Vuota.ti.

Volta-ti.
Vuota-ti
Scostati.
Il treno parte:
corri.

Allora è così che ci si sente.
Vuota, come altre volte,
ma sempre a pensare…
Sembravamo attori in quei minuti,
sai? Ma non convinti della parte.

Cinque al collo,
alle cinque di pomeriggio:
le diciassette
del diciassette del quinto
mese d’agosto.

Io bianco e tu nero,
io la casinista
e tu l’ordinato che
ero sempre convinta
si sarebbe subito arreso.

Invece alla fine no,
e mi chiedo
fino a che punto son prima scelta
e fino a quale
più solo l’Unica della cerchia.

Questa notte
le luci sono troppe,
le persone sono troppe,
fa freddo e per sentirti
cerco il silenzio.

Tu sei in una bolla di vetro
ed io su un precipizio
convinta che saprò volare.
Sto volando?
Guardo le foglie sdraiata,

tu ti fermi al soffitto
e mi descrivi le luci per telefono, alla perfezione.
Mangio l’impossibile e giro fino alla nausea.
Tu non mangi neanche,
e dici di aver già la nausea.

È che l’amore mi circonda
ricoperto d’Odio.
Freccette e ali in metallo.
È che l’odio mi circonda
vestito d’affetto.

Esplodo.

Il contatore scatta:
non siate duri con me,
lo è abbastanza la vita
e la lavatrice non gira,
non so come funziona!

Esplodo ma non finisco mai.

Dovrò Trovare le istruzioni
in un mare di documenti
e rivelazioni,
cercarle annegando
in un mare di carte e delusioni.

Mi dicono che sono cinica,
forse sono solo Attenta,
sarò ingenua,
da rendermi conto tardi
di una situazione clinica,

ma dò solo a me la mia vita,
anche se tutti la chiedono
a me e altri senza arrangiarsi.
Non caricatemi, già io remurgino.

Che

sono stufa
di essere la sorella più grande.
Sono stufa
di essere giovane e fare la madre.

Non fatemi ogni giorno
le vostre domande!
Che se fossi la risposta
a tutti i vostri guai,
lo sarei anche ai miei danni.

Invece devo interrogarmi,
fino a svanire su un pavimento di polvere
che dovrei pulire più spesso,
sdraiata con una ciambella di pezza
vinta da qualcuno alla fiera.

Ora che ti sei voltato.
-Io non mi vuoterò mai
fino in fondo.-
Ora che vai, dimmi solo
se resti o se sprofondo.

~Parole come matite

In “Io”

Vedo stelle nei
passanti,
rami nelle parole che
mi dicono,
sono ali queste armi
di cervo,
mi nascondono nel
sottobosco.
Stai in silenzio immobile,
attonito
che poi ti trovano losco.
Corri in giù, a valle,
non voltarti,
non fermarti!!

Arrotolata in una coperta,
senza freddo, senza caldo,
mi rincorrono asteroidi,
mi diranno password
incomprensibili
da decifrare next level
alla matrix
ed io offrirò loro cioccolato,
ascoltando tutti
e dando loro corda per impiccarmi.

Mi dicono “ora scendi”
e la macchina si era già fermata.
Mi avvicino a quel primo ottobre,
che io ero ancora in pancia,
ma alla mia si sente,
lo sente e lo sogna.
Terremoti nelle nostre anime,
nelle espressioni di chi ci è familiare.
Uccidete l’antagonista
che mi affligge,
che si protende ad affliggere.

Perchè raccogliere cicliegie
lo si farebbe meglio dalle 20:00 alle 22:00?
in una scuola, praticamente di notte autunnale.
Perchè trovarsi per un caffè il giorno 20?
Davanti le macchinette del caffè…
La scuola nemmeno è ricominciata
chè già sogno facce nuove.

È tutto assurdo, è un sogno,
giuro che mi sveglio.
“Svegliatemi”
e per fortuna sono le 6 di mattina…
Che la nebbia copre le ciglia,
che le nuvole giocano a modificare la luce
per qualche scatto da rubare in fotografia.
E ad ogni passo le stelle cadevano,
come pioggia.
E forse dovrei smetterla di provare a interpretarmi,
“scrivermi” e piantarla coi sogni assurdi,
ma non mi sento abbastanza crittografata
per rinunciare ai miei versi scollegati, in apparenza senza senso…

Svegliatemi.
Perchè quelli che importano sono i sogni ad occhi aperti,
il mio sogno lo sveglierò con gli anni.

~Parole come matite