Questa non é una storiella

Questa mattina sono andata al mercatino della Crocetta, ero insieme a mia nonna perchè avevo perso il treno.Passeggiando tra i banchi in allestimento, abbiamo trovato la madre di un ragazzino, essendo amiche lei e mia nonna chiacchieravano. Questa donna diceva di essere molto preoccupata per suo figlio perchè é preso di mira dai compagni delle medie.Io ho avuto diversi dejavu in quel momento.Insulti, frecciatine, occhiate, anche solo scherzi, ma quegli scherzi che non ti fanno ridere: tu non ridi e tutti gli altri sì. Tu scappi, poi impari a non darlo a vedere, col tempo. Beh.. per quanto si concerne.Questa donna aveva i lineamenti buoni di una persona con gli occhi grandi, tranquilla, istintiva, ragionevole.. e aveva paura, solo chi lo vive sa quanto siano stronzi ragazzini e ragazzine a quell’età. Ed è l’età anche in cui si è più fragile. Ma è l’età in cui impari le regole del vivere. In ogni gioco di ruolo la prima fase è quella di capire le regole.Lei ci diceva di aver paura della sua timidezza, raccontava che suo figlio sta bene da solo, era ai giardini tranquillo e lo hanno preso di mira, come tante altre volte. Lui tende ad isolarsi quando qualcosa non lo fa stare bene, fa scivolare trattenendo in realtà tutto un fiume di dispiacere. Che poi.. magari lo spingono a stare con gli altri quando semplicemente sa di essere diverso e per questo resta da solo. Troverà il suo posto nel mondo.Io le ho detto che magari è un po’ la timidezza ad essere qualcosa da superare, ma che quello non era un difetto, le ho detto che saper stare da soli significa stare bene con se stessi.. -sorrideva dolcemente mentre le dicevo con fermezza le mie parole- …questo è il dono più grande che si possa avere: essere oggettivi, non seguire la massa, avere il carattere che agli altri manca. Avrei dovuto aggiungere che é solo il rito di passaggio che tira fuori anche la forza forgiata dalle mille ustioni, a difesa contro il mondo, ma con la sensibilità di chi da bambino giocava solo.~Parole come matite

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